“La mafia aveva una sua morale”. Questa frase delirante di Grillo mi ha letteralmente fulminato e l’indignazione mi ha travolto. Avrei voluto subito rispondergli ma ero così furioso che non riuscivo a coniugare i concetti. Poi mi è capitato questo post di un amico e l’ho trovato così coinvolgente, così bello, vero e giusto che non ho potuto fare a meno di riportarlo integralmente qui. Grazie Sasha.
Io sono calabrese. Calabrese è la mia formazione e la mia cultura. Una cultura orgogliosa e alta, che non ha nulla a che vedere con gli stereotipi dell’ignoranza da lupara e coppola. Sentire Beppe Grillo dal palco dello “Sfiducia Day”, allestito davanti al Parlamento regionale siciliano, dire cose come: “”La Mafia prima aveva una sua morale, non scioglieva i bambini nell’acido”, mi fa arrabbiare, mi offende e mi disgusta. Da calabrese onesto e da persona che con quella che in Sicilia chiamano “mafia”, in Calabria chiamiamo “‘ndragheta”, a Napoli “camorra”, ci ha convissuto gomito a gomito per ventisei anni. La prima volta che conobbi “la morale” mafiosa era il 1997, avevo nove anni, era notte fonda e mi svegliarono quattro scariche di pistola. Poi le urla. Il caos in casa. La polizia, la scientifica, un lenzuolo bianco. Era “la morale mafiosa” che puniva una donna per una questione considerata “disonorevole”.
Ci convivevo con “la morale della mafia” e ci giocavo il pomeriggio ad esempio. Ricordo che il mio compagno di giochi non aveva più il padre. Un uomo che ricordo, alto, massiccio e sempre con la divisa da carabiniere. Lo massacrarono durante la festa del paese, approfittando dello spettacolo pirotecnico con dieci colpi di pistola. Aveva svolto varie indagini su traffici illeciti e sui numerosi sequestri di persona, contribuendo ad assicurare alla giustizia diversi esponenti della ‘ndrangheta.
Ricordo “la morale della mafia” a scuola, in ospedale, per strada, al bar e nelle redazioni dei quotidiani locali. Ha accompagnato la mia infanzia e la mia adolescenza, quella mia come quella di chiunque sia nato e cresciuto al sud.
Dire che la mafia “aveva una sua morale” che è tutta colpa della finanza, dell’economia, della politica dei politici, non offende solo i massacrati per mano dalla mafia negli ultimi sessant’anni. Offende le loro famiglie, i loro figli, i nostri principii, i nostri valori, e la già vacillante dignità del nostro stesso paese. In più corrompe i giovani, li tradisce, gli impedisce di ragionare. Inganna i bambini, li confonde, prepara una generazione di imbecilli.
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