Archivio | marzo, 2014

Contro la svolta autoritaria

30 Mar

“Una democrazia plebiscitaria non è scritta nella nostra Costituzione e non è cosa che nessun cittadino che ha rispetto per la sua libertà politica e civile può desiderare. Quale che sia il leader che la propone.”

In verità il titolo dell’appello di Libertà e Giustizia dice “Verso una svolta autoritaria”. Ma io temo che la ‘svolta’ ci sia già stata, non sia affatto ‘buona’ e non rimanga che opporvisi con tutte le nostre  forze. Il disegno è chiaro: una sola Camera a legiferare, lo stravolgimento della Costituzione e l’accordo con la peggiore destra che questo Paese abbia mai visto rappresentano i punti cardine del progetto di Renzi per raccogliere il massimo di potere mai racchiuso nelle mani di un solo uomo nella storia della nostra Repubblica. Non penso di esagerare dichiarando che si tratta dell’equivalente di uno strisciante e silenzioso colpo di stato.

Qui non sono in discussione i singoli programmi e le relative scadenze che il Presidente del Consiglio ha finora annunciato (anche se non sono pochi gli impegni non mantenuti: il sito di Valigia Blu ne tiene un preciso count down): la questione vitale è che sta prendendo forma il piano che fu di Berlusconi e non ne cambia l’aspetto il fatto che sia il Pd di Renzi a condurlo a compimento. Al contrario, lo aggrava perchè induce chi, in buona fede, ha sostenuto il presidente del Consiglio a credere tutt’altro.

Ecco perchè insieme ad altre migliaia di cittadini ho sottoscritto l’appello e che a queste firme si sia aggiunta oggi quella di Grillo non mi induce a cambiare idea. Al contrario, non posso che valutarla – per la prima volta – come una sua positiva anche se tardiva presa di coscienza. Alla quale auspico si aggiungano quella di tanti altri italiani, tra cui per primo chi ricopre la massima carica dello Stato.
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Per sottoscrivere l’appello, seguire questo link:

Verso la svolta autoritaria

 

 

TTIP: in arrivo la prossima fregatura?

28 Mar

Devo ringraziare l’attento Alessandro Gilioli (“E questo no, grazie“) per aver attirato la mia attenzione su un argomento che, sebbene di  importanti dimensioni , qui da noi in Italia sembra tanto trascurabile da parlarne poco o niente, anche se le trattative sono già in corso dallo scorso luglio e il Presidente Renzi abbia addirittura assicurato proprio ieri a Obama che si arriverà ad una firma non molto oltre la fine del prossimo semestre di presidenza italiano.

Il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership: Partenariato trans-atlantico per il commercio e gli investimenti) è, secondo la Commissione Europea per il Commercio, un accordo con “l’obiettivo di rimuovere le barriere commerciali in una vasta gamma di settori economici per facilitare l’acquisto e la vendita di beni e servizi tra Europa e Stati Uniti, progettato per incoraggiare la crescita e la creazione di posti di lavoro. Sempre secondo questo ente, “Ricerche indipendenti mostrano che  il TTIP potrebbe far aumentare:
L’economia europea di  €120 miliardi;
L’economia americana di €90 miliardi;
L’economia del resto del mondo di €100 miliardi.

Non ho votato per le BancheTutto bene quindi? Parrebbe di sì, ma il mai abbastanza ringraziato sito Sbilanciamoci.info è andato a curiosare e ha scoperto alcuni aspetti non proprio entusiasmanti. All’articolo del luglio scorso, “Libero scambio Usa-Ue, un accordo a perdere“,  Anna Maria Merlo ne ha fatto seguire recentemente un secondo dall’altrettanto eloquente titolo “Il trattato intrattabile“, dove così conclude: “In un contesto in cui gli stati stanno perdendo terreno, il Ttip mira a limitare il più possibile le barriere non tariffarie (quelle tariffarie sono già quasi inesistenti), favorendo di fatto le grandi imprese, in un commercio mondiale caratterizzato da una grande concentrazione (i primi dieci operatori Usa controllano il 96% dell’export del paese, nella Ue le prime dieci società esportatrici ne controllano l’85%).” In sintesi, si tenderebbe  a facilitare ogni genere di rapporto commerciale, travalicando i regolamenti protezionistici nazionali anche in settori come la sanità, la cultura, l’acqua. In più, i sospetti circa un accordo che limiterebbe l’autonomia dei singoli Stati su argomenti fondamentali sono acuiti dalla segretezza con cui le trattative vengono condotte da entrambe le parti.

Le conseguenze che l’accordo potrebbe avere  sono state descritte ancora più chiaramente da Mario Pianta (sempre su Sbilanciamoci.info) nell’articolo del 25 gennaio scorso dal preoccupante titolo “Il patto atlantico dei capitali“, che inizia così: “Un comune decide che le mense scolastiche acquistino prodotti locali a “chilometri zero”. Un paese – l’Italia – vota in un referendum che l’acqua dev’essere pubblica. Un continente – l’Europa – pone restrizioni all’uso di Organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura. Tra poco tutto questo potrebbe diventare illegittimo.” Il seguito lo trovate più sotto.

Converrete che non rimane che essere d’accordo con Gilioli che è molto opportuno e necessario saperne di più di questa faccenda, prima, per non trovarsi poi – come avvenuto col fiscal compact, con la frittata fatta.

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Qui di seguito il testo integrale  dell’articolo di Mario Pianta*. Il grassetto è mio.

IL PATTO ATLANTICO DEI CAPITALI – 24/01/2014

Un comune decide che le mense scolastiche acquistino prodotti locali a “chilometri zero”. Un paese – l’Italia – vota in un referendum che l’acqua dev’essere pubblica. Un continente – l’Europa – pone restrizioni all’uso di Organismi geneticamente modificati (Ogm) in agricoltura. Tra poco tutto questo potrebbe diventare illegittimo. Il Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP, Transatlantic trade and investment partnership), oggetto di discussioni segrete tra Usa e Commissione europea, prevede che le commesse pubbliche non possano privilegiare produttori locali, che gli investimenti delle multinazionali siano consentiti e tutelati anche nei servizi pubblici (acqua, sanità, etc.), che la regolamentazione non possa limitare i commerci, anche quando ci sono rischi per l’ambiente o la salute. E se un governo tiene duro, sono pronti i meccanismi di “arbitrato” che possono costringere gli stati a pagare alle multinazionali l’equivalente dei mancati superprofitti.

Si tratterebbe di un colpo di stato. L’annullamento della politica di fronte all’assoluta libertà dei capitali, non di commerciare – quella c’è già – ma di entrare in ogni attività, ogni ambito della vita, con la garanzia di fare profitti. L’annullamento della democrazia intesa come possibilità di una comunità di decidere i propri valori, le regole condivise, le politiche da realizzare. L’annullamento dei diritti dei cittadini e delle responsabilità collettive – come quella verso l’ambiente – che si frappongano alla trasformazione in merce del mondo intero.

Il commercio è uno dei temi su cui i paesi membri della Ue hanno già trasferito completamente la sovranità a Bruxelles: è la Commissione a negoziare gli accordi all’Organizzazione mondiale per il commercio (Omc) o i trattati bilaterali come il Ttip. Ma senza poteri significativi del Parlamento europeo e con il potere delle lobby delle multinazionali che detta le politiche europee, la Ue ha praticato in questi anni la versione più estrema e irresponsabile del liberismo. Come nel caso dell’Unione monetaria, il passaggio di poteri sul commercio è un pessimo esempio di come l’integrazione europa porti a politiche che favoriscono solo i capitali e danneggiano le persone, il lavoro, l’ambiente – dentro e fuori l’Europa, come mostrano gli effetti negativi dei trattati di libero scambio sui paesi in via di sviluppo.

Il Ttip è un “Trattato intrattabile” che va fermato al più presto. Siamo ancora in tempo, un progetto analogo – l’Ami – era già stato sconfitto nel 1998. Ma servirebbe una discussione attenta che ancora non c’è. Servirebbe una protesta di massa contro quest’ultimo, estremo sussulto di quel liberismo che ci ha portato a sei anni di depressione economica. Servirebbero sindacati che non si pieghino a nuove distruzioni di posti di lavoro, consumatori che boicottino le mutinazionali più aggressive, partiti che si ricordino, per una volta, di difendere la democrazia. Discutere di elezioni europee – da oggi al prossimo maggio – significa discutere soprattutto di questo.

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Mario Pianta è professore di Politica economica all’Università di Urbino ed è stato fellow alla Columbia University, all’European University Institute, alla London School of Economics e all’Université Sorbonne. L’ultimo libro di cui è co-autore è “Innovazione tecnologica e sviluppo industriale nel secondo dopoguerra” (Laterza, 2007).

 

Lo Stato biscazziere ci rimette: + 8 – 30 (miliardi di euro).

27 Mar

Proprio così. A fronte di circa 8 miliardi di euro di entrate fiscali, lo Stato che incoraggia quella piaga sociale che è diventato il gioco d’azzardo ci rimette almeno 30 miliardi. La stima è della dottoressa Diana De Martino, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia e origina dalla valutazione dell’insieme di costi e danni prodotti, tra cui principalmente:
– i costi sanitari per assistere 800./1.000.000 di dipendenti cronici da ludopatia, oltre a quelli afflitti da forme meno pesanti.
– i costi sociali per l’impoverimento delle famiglie: mediamente il 12% del budget familiare si perde in giochi di varia natura.
– i costi per i controlli tecnici, amministrativi e di polizia per il funzionamento dell’intero sistema del gioco d’azzardo.
– i danni derivanti dall’alimentazione dell’usura, fortemente incrementata dal gioco.
– i danni derivanti al mercato regolare per concorrenza sleale attuata tramite le forme di gioco illegale (che Eurispes valuta in 23 miliardi).
– i danni derivanti dall’evasione fiscale.
– i danni derivanti dal rafforzamento della criminalità organizzata.

slot_GIOCATOREIn un paese normale ce ne sarebbe d’avanzo per un intervento deciso e  immediato teso a contrastare lo sviluppo di questa sciagura nazionale. Al contrario, nel nostro Parlamento la lobby che difende il gioco d’azzardo – e quindi, indirettamente, anche quello illegale – è molto forte, esssendo giunta tra l’altro ad ottenere che la tassazione sulle forme più evolute, quelle on – line, sia di percentuali ridicolmente basse. Nè vale la difesa degli operatori del settore, per i quali il volume di denaro rimesso come premi è elevato: a conti fatti, il totale che resta nei bilanci delle concessionarie sarebbe solo  (sic!) di 16,5 miliardi di euro; questo volume di denaro è comunque sottratto ai bisogni delle fasce più deboli della popolazione e da solo, se rimmesso nel circuito della spesa delle famiglie, potrebbe dare un effettivo contributo all’uscita dalla crisi.
Ma la verità è che si tratta comunque di un calcolo ingannevole: occorre tener conto che è l’intero volume della spesa nel gioco – sotto tutte le sue forme, dal gratta e vinci, alle slot, alle scommesse, all’on-line – che viene sottratto ai consumi.

Non resta che augurarsi un intervento a breve del Governo.
Questa sarebbe davvero una #svoltabuona.
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Ecco  il link per l’intervento integrale della dottoressa De Martino il 17 febbraio 2014 a Bari alla Tavola rotonda USURA • AZZARDO • ECONOMIA • PERSONA, organizzata dalla Fondazione antiusura San Nicola e Santi Medici in collaborazione con la Consulta nazionale antiusura.

Nel mio Pd sono un traditore perché voterò per Tsipras.

24 Mar

Dunque, sono sotto accusa. Di ateismo, alto tradimento, apostasia, non lo so, ma di certo c’è che al circolo Pd dove sono iscritto hanno visto parecchio male la mia adesione alla lista Tsipras per le europee che si terranno il 25 maggio.  Qualche parruccone ancora seguace del pensiero unico ha pensato che non sia consentito a un iscritto al Pd decidere con la propria testa in funzione di quanto sia agli atti e sotto gli occhi di tutti. Quindi, nella migliore delle ipotesi dovrei quanto meno autosospendermi.  Con questo post voglio spiegare la mia posizione e chiedere a chi mi leggerà una franca e sincera opinione , ringraziando fin d’ora per i contributi, quali che essi siano.

Andiamo con ordine, partendo da una premessa: “Un recente sondaggio realizzato per la Commissione europea (Eurobarometro standard 80) rivela che per il 74% degli italiani, i 28 stati dell’Unione dovrebbero cooperare di più per risolvere i problemi che l’affliggono; il 65% ritiene che l’Italia non possa affrontare da sola le sfide della globalizzazione; il 53% è favorevole all’Unione economica e monetaria e il 50% crede che per il nostro paese non ci sia un futuro migliore fuori dall’UE (contro il 30% che lo ritiene possibile). Tuttavia una quota crescente di italiani, passata dal 46% al 55%, pensa che l’UE non stia andando nella giusta direzione ed è pessimista sul suo futuro; in particolare, essi ritengono che la disoccupazione sia il principale problema e (il 64%) che l’UE, fautrice delle politiche di rigore, non stia creando i presupposti per ridurla.
In definitiva, la maggioranza degli italiani è molto preoccupata per le politiche comunitarie e i loro effetti negativi; tuttavia, ribadisce la sua convinzione di fondo europeista, la convenienza del nostro paese a puntare sull’UE e la necessità di accelerane la costruzione, ma cambiando il modo di realizzarla.” (dal sito sbilanciamoci.it).
Ed ora le mie considerazioni.

1. Perché Schultz non mi convince. A parte il discorso che fece al Parlamento europeo contro Berlusconi, dell’attività politica e parlamentare di Martin Schultz – candidato del PSE alla Presidenza della Commissione – non ho molti ricordi  (e Wikipedia non è che mi abbia aiutato molto). Un normale volume di informazione e il suo quotidiano aggiornamento mi hanno consentito tuttavia di farmi nel tempo un’idea piuttosto precisa della sua posizione e di quella del PSE (cui il Pd ha aderito solo alla fine di questo febbraio: non mi pare un particolare di poco conto). Dunque, il socialdemocratico Schultz intende evidenziare sullo scenario europeo alcuni temi, tra cui primeggiano la prevenzione di nuove crisi finanziarie, lo sviluppo di una politica comune su immigrati e immigrandi e l’evoluzione dell’annoso problema della parità di genere.  Circa la brutale politica di austerity imposta dalla Merkel all’Europa (a parte le dichiarazioni fatte a novembre sui guai derivanti dai suoi eccessi in Grecia) poco o nulla: comprensibile, visto che in Germania la SPD appoggia la Cancelliera nella coalizione di governo che ha nel rigido rispetto della soglia del 3% del differenziale debito pubblico/PIL e il contenimento del debito pubblico i suoi punti fondamentali.  Allo stesso tempo, da più parti – anche istituzionali, come la BCE e il Consiglio Europeo –  pervengono sempre meno sommesse indicazioni per uscire dallo stallo della crisi e rilanciare l’economia europea, auspicando investimenti in riforme del mercato del lavoro, retribuzioni, nuove tecnologie: quindi una posizione all’opposto del governo tedesco e che non potrebbe non imbarazzare Schultz se dovesse essere eletto.
C’è poi da considerare chi appoggerebbe Schultz nel caso di sua elezione: Jean-Claude Juncker, il vecchio primo ministro lussemburghese leader del PPE non ne ha fatto mistero. In una recente intervista a Le Monde (non propriamente un giornale di sinistra) ha confidato che lui e Schultz “sono d’accordo su parecchi punti” e difficilmente Schultz potrebbe fare a meno del suo aiuto, visto che anche i laburisti inglesi non sembrano disposti a schierarsi con lui (vedi The European Voice) vista proprio la posizione dell’SPD in Germania.
In conclusione, la mia idea è che Schultz presidente a Renzi – e quindi a noi – non potrebbe dare molto di più che una affettuosa solidarietà ma resterebbe immutato tutto il quadro di rigida osservanza dei vincoli imposti ai paesi più deboli, incluso prima di tutto il Fiscal compact, che dall’anno prossimo ci chiederà il pagamento di circa 50 miliardi di euro all’anno per vent’anni in ordine alla riduzione del debito pubblico. 50 miliardi che si sommeranno agli altri nostri debiti già esistenti e il cui totale non potrà non avere conseguenze pesantissime: all’Italia e agli altri paesi con le economie in crisi non resterà quindi che attuare nuovi piani di enormi sacrifici verso i propri cittadini, con tagli feroci alle pensioni, all’assistenza sanitaria, agli ammortizzatori sociali, solo per dire i primi mi che vengono in  mente.

2. Perchè sostengo Tsipras. Di Alexis Tsipras ho già avuto occasione di parlare qui, e qui c’è il suo programma integrale.  In sintesi, Tsipras si oppone alla politica fin qui seguita dalla UE, succube della potenza economica e politica della Germania, e progetta per il futuro dell’Europa una svolta radicale.  In aperto contrasto coi piani della della ‘trojka’ (Banca Centrale Europea, Fondo Monetario Internazionale e Unione Europea) chiede la drastica riduzione delle spese militari di tutti gli stati membri, una tassa sulle transazioni finanziarie e una speciale per i beni di lusso,  l’eliminazione del vincolo del 3% del differenziale tra spesa pubblica e PIL, la difesa del diritto all’istruzione, alla sanità e all’ambiente,  il finanziamento da parte della BCE degli Stati in difficoltà e dei programmi di investimento pubblico. Insomma, Tsipras manifesta decisamente la sua opposizione alle decisioni della Troika con un programma apertamente di sinistra e che riporterebbe al sogno di Altiero Spinelli nel Manifesto di Ventotene di un’Europa federata, che Guido Viale ha così felicemente riassunto sull’Huffington Post: “noi della ‘lista Tsipras’ vogliamo più e non meno Europa, ma un’Europa democratica, federalista, rispettosa dei diritti di tutti e delle autonomie locali, pacifica ma forte, inclusiva, sottratta al dominio della finanza“.

Ecco perché dei programmi dei due candidati, l’unico davvero di “sinistra” mi appare quello di Tsipras. In quest’ultimo vedo una decisa virata europea: difficilmente (molto) Schultz potrà opporsi alle politica economica e monetaria di Angela Merkel; Tsipras si dichiara invece pronto a battersi contro il neoliberismo imposto dai poteri forti nella UE.
E poi un’ultima considerazione: se Tsipras (e il GUE, il gruppo della sinistra europea) dovesse riscontrare un inatteso successo (i sondaggi sembrano andare in questo senso, al momento) non potrebbe forse aprirsi un nuovo scenario che veda una coalizione Schultz, GUE, laburisti, Verdi e altre forze progressiste minori unita nell’appoggiare la grande e attesa svolta dell’Unione?

Ecco qui, questo è tutto e non cambierò idea. Però se vi va fatemi sapere cosa ne pensate e grazie comunque.

Pietà per la nazione

23 Mar

Khalil Gibran doveva aver avuto una visione su cosa sarebbe diventata l’Italia, oggi.

 

http://in-ethosphera.blogspot.it/2014/03/pieta-per-la-nazione.html?view=timeslide

La Fondazione Culturale Europea premia Teatro Valle Occupato

20 Mar

L’Europa premia l’energia della cultura, bene comune. E l’Italia?
E’ la domanda che mi è sorta spontanea quando ho letto la notizia. Dal giugno 2011 lo storico Teatro Valle è occupato dai lavoratori dello spettacolo ed è divenuto una straordinaria officina di creatività.
Il passaggio dal disciolto Ente Teatrale Italiano al Ministero dei Beni Culturali nel 2010 ne avevano, in pratica, definito la chiusura, visto che da allora il MiBAC è stato incapace di elaborare un qualsiasi progetto di rilancio. Con l’occupazione e l’autogestione il Valle ha invece trovato in questi anni una nuova vita, proponendosi come struttura pubblica gestita con criteri di trasparenza mediante la partecipazione popolare. Che fosse un’intuizione vincente lo dimostra il fatto che il Valle Occupato ha già ricevuto numerosi premi e riconoscimenti: nello stesso 2011  il premio speciale Ubu, il più importante riconoscimento italiano per l’attività teatrale, per l’esempio di una possibilità nuova di vivere il teatro come bene comune, il Premio Salvo Randone, Legambiente “per la virtù civica“, Euromed “per il dialogo tra le culture“. A questi oggi si aggiunge il prestigioso premio  Princess Margriet Award della Fondazione Culturale Europea (ECF),  assegnato agli innovatori culturali europei il cui lavoro dimostra la forza del potere culturale nel rendere possibile un cambio sociale e politico .
Oltre all’attività culturale, gli artisti del TVO hanno anche dato vita nel 2013 e col sostegno del giurista Stefano Rodotà ad una Fondazione aperta ai cittadini per il suo sostegno e sviluppo, libera da condizionamenti mercantili e burocratici.

Ecco allora le due facce del problema: da una parte l’esigenza di cultura come motore di evoluzione creativa di un Paese come il nostro, sostenuta da un’importante istituzione europea come l’ECF  e dall’altra lo Stato italiano miope, immobile. All’assoluta incapacità del Ministero (dei Beni e Attività Culturali: sic!) si accompagna il mancato riconoscimento del prefetto Pecoraro  della Fondazione e le minacce di sgombero forzato dell’immobile.
Per farne che, non è dato sapere, visto che anche il presidente del Consiglio, Renzi, critica l’attuale situazione ma non è in grado di dare indicazioni su una soluzione pratica e immendiata per il Valle, affidato nel frattempo alle cure del Comune di Roma.
Poi dice che uno s’indigna.

L’on. Marco Miccoli, la legge elettorale e un cittadino.

18 Mar

Caro onorevole Marco Miccoli,

lei mi ha scritto una lettera (a me e ad altri) e, “con la speranza di inoltrarvi utili documenti“, allega:

  •       un dossier relativo alla nuova legge elettorale, l’Italicum;
  •          una scheda illustrativa, con relativi link di riferimento, in merito ai provvedimenti messi in atto dalla Regione Lazio a seguito della Conferenza Stampa    organizzata dal Presidente Nicola Zingaretti e dall’Assessore al Lavoro Lucia Valente sul ‘Pacchetto Lavoro’in data 18 febbraio u.s;
  •          la brochure della citata Conferenza Stampa.

Ora, per quanto riguarda gli ultimi due allegati la ringrazio per la sollecitudine ma mi piacerebbe capire lei cosa c’entra con la Regione Lazio.
Circa il primo, invece (il dossier n. 27 del 12 marzo), non la ringrazio affatto: mi ha solo causato una solenne arrabbiatura. Avrei voluto allegarlo, per la migliore comprensione di chi leggerà questa mia che renderò pubblica, ma sul sito del Gruppo dei deputati Pd il documento non è ancora disponibile: ovviamente ho già scritto per sollecitarne la pubblicazione. Vedremo se mi verrà mai risposto.

Ma torniamo all’argomento e andiamo con ordine: perché mi sono arrabbiato?  Semplice: perché il dossier che lei mi ha inviato rappresenta un insopportabile tentativo di far apparire la legge elettorale all’esame del Parlamento un capolavoro.
Invece l’attuale Porcellinum (mi rifiuto di chiamarlo Italicum) non è altro che un indecoroso pasticcio creato sui resti della legge bocciata dalla Consulta, con un premio di maggioranza per chi raggiunge il 37% (limite ridicolmente basso) e soglie di sbarramento capaci solo di rendere inevitabili coalizioni forzate per la Camera, mentre il proporzionale puro per il Senato continuerà a rendere obbligatorio l’accordo per le larghe intese. In sintesi, presentare una legge elettorale che preveda due distinte modalità per ogni ramo del Parlamento è solo un clamoroso assurdo. Si aggiunga che il tutto dovrebbe essere varato in attesa di una riforma costituzionale neppure avviata (ma le cui premesse fanno rabbrividire; il Senato  come ‘Camera delle autonomie’: qualcuno sa cosa voglia dire? Lei lo sa? Me lo vuole anticipare? E in base a quale superiore intuizione il Senato non dovrebbe più avere il diritto di votare la fiducia al governo e la possibilità di intervento nella formazione delle leggi? Forse perché quelle stesse leggi il Parlamento non le produce più da tempo, ormai abituato ai decreti legge governativi e composto com’è per la stragrande maggioranza – ahinoi – da obbedienti esecutori e da disobbedienti per principio? Ma prima di tutto: qualcuno ha idea cosa voglia dire smontare il delicato e perfetto equilibrio della nostra Costituzione che fu scritta dalle, in assoluto, migliori personalità e intelligenze dell’epoca?).

In tutto questo, il diritto di scelta dei cittadini – richiesto dalla Consulta – viene nuovamente negato: le liste da tre a sei nomi non garantiscono nulla. Tra la ripartizione dei voti raccolti in un unico contenitore, l’algoritmo che dovrebbe riassegnarli e il gioco dei resti si arriverà a stridenti distorsioni della volontà degli elettori.

Per non parlare poi della negata parità di genere (a proposito, sull’argomento il dossier non è aggiornato), delle candidature plurime, del pericolo reale che un partito con 3 milioni di voti rischi di non entrare in Parlamento, che un altro con il 23% (7 milioni di elettori) possa avere la maggioranza assoluta  coalizzandosi con forze minori (che non avrebbero però deputati),  di avere una Camera che rappresenta meno del 50% degli aventi diritto al voto e infine del già detto assurdo del Senato – in attesa della sua abolizione – che verrà eletto col proporzionale, non escludendo così di dar luogo a maggioranze diverse. Mi dica lei.

Ecco perché sono arrabbiato. Non posso credere che lei non sia consapevole degli enormi difetti di questa legge. Tuttavia, ha inviato la sua lettera pensando con ogni probabilità di rivolgersi a una platea di elettori che si potrebbe raffigurare come le note tre scimmiette con le altrettanto note capacità intellettive ed io mi sento personalmente offeso da questo suo atteggiamento. Non posso quindi perdonarle di aver considerato noi cittadini come una massa indistinta di ascoltatori muti e ossequienti, incapaci di documentarsi, sviluppare osservazioni, domande, critiche, anche opposizione, di reagire, insomma.
Questo potrà valere forse per lei, che avrà accolto festante (devo pensarlo) questa porcheria chiamata ‘legge’.
Non per me e – posso assicurarglielo – molti, molti altri, più di quanti possa immaginare.

Distinti saluti.

Giampiero Filotico

p.s. Va da sé che nel caso di una sua risposta sarò lieto di darvi lo stesso rilievo che darò a questa mia.

………………

Lettera inviata a miccoli_m@camera.it il 18.3.2014

Il vero asmore.

18 Mar

Asmore1Grazie a  Ivana Vesprini

Una volta per ciascuno.

18 Mar

Per 10 anni ho dovuto sopportare le mie zie che ai matrimoni di fratelli e cugini, si avvicinavano con un sorrisetto e dandomi una pacca sulla spalla, mi dicevano:
– Allora, sarai tu il prossimo?
Poi ho iniziato a fare lo stesso ai funerali ed hanno smesso.

(Woody Allen)

 

Grazie a  Valentina Conticello.  😀

 

Buona fortuna

16 Mar

Spinelli Ovadia In una splendida giornata di sole ha preso il largo a Roma il vascello corsaro de l’Altra Europa con Tsipras. A bordo tutti i candidati con Barbara Spinelli, Moni Ovadia e un equipaggio di entusiasti e volontari.
Buon vento da tutti i sinceri democratici!

http://listatsipras.eu/

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(Cit. del Generale Aung San, leader della indipendenza birmana)

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