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Ma quale guerra

6 Apr

Ha ragione Makkox. Chi parla di quanto ci sta accadendo per contrastare la diffusione del virus come di una guerra, non sa cosa dice. Chiedetelo ai rifugiati di Lesbo o di Calais, chiedetelo a chi fugge dagli orrori dei campi libici, se non ci credete.

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La mia quarantena (6)

5 Apr

Sto sul balcone e osservo la bandiera che ho esposto il 18 marzo. L’aria è tiepida e gradevole. Penso a quante bandiere in tutti questi anni ho visto garrire al vento o penzolare da un pennone, in Italia e all’estero. Ma erano sempre edifici pubblici, di istituzioni, e non mi sollevavano emozioni, le guardavo come elementi facenti parte del panorama. Questa invece, la mia, sta sul mio balcone, è diversa. La guardo quasi con affetto, percepisco il senso di unità che rappresenta, la storia che c’è dietro.
Basta un alito di vento per animarla e farle prender vita, sventolare orgogliosa e poi, caduta la brezza, afflosciarsi per riposare, pronta a risvegliarsi e a garrire fiera nuovamente non appena le arrivi un nuovo refolo d’aria.
Ho deciso di lasciarla lì finchè durerà questa reclusione e quando la battaglia sarà vinta la riporrò ripiegandola con cura, con affetto e un nuovo rispetto.

BandieraMIA

 

Strani (e positivi) aspetti dell’epidemia. La corsa frenetica all’accaparramento di carta igienica nei supermercati USA ha fatto riflettere il New York Times che si è ricordato di quel bizzarro sanitario che è immancabile nei nostri bagni: il bidet. Eppure agli americani basta una breve residenza in Italia con un’esperienza diretta  per scoprire quanto sia utile e indispensabile e diventarne sostenitori. [Grazie a Dino Amenduni per la segnalazione].

 

Ieri il presidente della Regione Lombardia, Attila Fontana, si è presentato nella consueta conferenza stampa senza mascherina, consentendo così a sè stesso un eloquio meno biascicato e più comprensibile agli astanti. Non solo: questa volta non ha neppure lamentato col tono querulo che gli è solito le critiche a Roma sul mancato invio di questo o quell’altro.
Buon per lui. Ho ragione di ritenere che i tempi fossero maturi perché all’ennesima e ingiustificata sua lagnanza Roma gli rispondesse con un sonoro invito.

celafaremo

 

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I para culi

4 Apr

Proprio così, non i ‘paraculi’ nel senso comunemente noto (secondo il dizionario  Garzanti ‘persona furba e opportunista, abile nel fare il proprio interesse senza darlo a vedere‘). Intendo l’espressione, anch’essa comune, si “parare il culo“, che il dizionario De Mauro così definisce: ‘volg., proteggere, tutelare qcn. da un rischio: ha fatto un grosso errore, ma i suoi soci gli hanno parato il culo’.

E chi sarebbero i ‘para culi’. cioè i protettori di ‘chi ha fatto un grosso errore’?
Eccoli: sono rappresentati dal folto gruppo di senatori che ha appena depositato una proposta di modifica all’art. 1 del decreto legge n.18 del 17 marzo 2020 . Primo firmatario il sen. Matteo Salvini.

Parentesi. Apparentemente, nella drammatica emergenza della pandemia che stiamo vivendo qualcosa non ha funzionato a dovere  nella sanità lombarda, per anni indicata a modello al mondo intero. Le critiche alla conduzione della prima fase dell’emergenza riguardano il pressapochismo e l’impreparazione dei vertici della Regione Lombardia, ed è una sensazione che si sta rapidamente diffondendo nell’opinione pubblica. Non voglio entrare nel merito della polemica: ci sarà un momento in cui la magistratura vorrà occuparsi della questione e le responsabilità verranno – se ci sono – acclarate.

Ma evidentemente qualcuno teme che ci sia ben di più di ‘qualcosa’ in tutta questa faccenda, se l’art. 1- bis di quella proposta recita così (sottolineature e neretto sono miei):

«Art. 1-bis.

(Responsabilità datori di lavoro operatori sanitari e sociosanitari)

  1. Le condotte dei datori di lavoro di operatori sanitari e sociosanitari operanti nell’ambito o a causa dell’emergenza COVID-19, nonché le condotte dei soggetti preposti alla gestione della crisi sanitaria derivante dal contagio non determinano, in caso di danni agli stessi operatori o a terzi, responsabilità personale di ordine penale, civile, contabile e da rivalsa, se giustificate dalla necessità di garantire, sia pure con mezzi e modalità non sempre conformi agli standard di sicurezza, la continuità dell’assistenza sanitaria indifferibile sia in regime ospedaliero che territoriale e domiciliare.
  2. Dei danni accertati in relazione alle condotte di cui al comma 1, compresi quelli derivanti dall’insufficienza o inadeguatezza dei dispositivi di protezione individuale, risponde civilmente il solo ente di appartenenza del soggetto operante ferme restando, in caso di dolo, le responsabilità individuali.».

Ed ecco i para culi subito all’opera. Quando tutto sarà finito, i “datori di lavoro” responsabili di eventuali errori, omissioni o altro sarebbero assolti in partenza. Se non sono state predisposte scorte di di mascherine, tute, respiratori, se Bergamo, Brescia, Lodi non sono sate dichiarate tempestivamente “zone rosse”, se i protocolli di sicurezza non sono stati aggiornati, comunicati e fatti applicare con l’urgenza e la diligenza necessarie, se insomma (se) ci sono state migliaia di morti che avrebbero potuto essere evitate con interventi all’altezza del pericolo, non sarà stata colpa di nessuno. Le responsabilità sarebbero solo degli “enti di appartenza” (?) degli operatori.

Dire che sono indignato è un pallido eufemismo. In quella proposta c’è il cinismo di una classe (si fa per dire) politica che non ammette mai i propri errori, che è sempre pronta ad assolvere amici e compagni di partito, a coprirne magagne, incapacità, reponsabilità, con una condotta ai limiti dell’omertà. Che non conosce il senso del dovere e col suo comportamento lo deride apertamente.

Ne avremo da fare, ‘dopo’, per rifare l’Italia.

#celafaremo
#Italiachenonsiarrende

 

 

        

 

La sintesi perfetta

31 Mar

 

 

Nei pochi minuti di questo video amatoriale, che tuttavia è un piccolo capolavoro d’amore, c’è la perfetta sintesi dell’Italia che resiste e combatte, che fa sentire la sua voce – ma che voce! – e mostra al mondo il suo orgoglio e la sua capacità di risorgere, sempre e nonostante tutto.
In questi pochi minuti c’è quell’Italia bella che amiamo, la musica, l’arte, la storia, la bellezza.
C’è un giovane che, solo, suona magistralmente una famosa e struggente melodia, ma oggi ogni nota è un lamento di angoscia e allo stesso tempo un grido di speranza. E poi una piazza meravigliosa, il tricolore che garrisce al ponentino, ci sono i geni di ieri e quelli di oggi, c’è il rispettoso silenzio di un popolo che soffre ma non si piega e risponde al nemico invisibile con le armi che meglio conosce, la grazia, la vitalità, la volontà di reazione.
E alla fine – ma non subito, ci vuole qualche attimo per riprendersi dalla magìa –  è tutto un lungo, caldo, grande applauso che sembra provenire da lontano, forse fin dall’altra parte del mondo.
Grazie a Jacopo per tutto questo e anche per aver indossato la maglia della nazionale di rugby.

#Italiacheresiste #celafaremo

 

 

La mia quarantena (5)

31 Mar

L’impegno che Giovanni Caudo, il presidente del III municipio di Roma, profonde nel suo compito è commovente. Non c’è aspetto, problema, questione che riguardi il territorio e i suoi cittadini che non lo veda in azione. Sul fronte dei bisognosi, poi, ha una particolare attenzione. Oltre all’aiuto costante erogato alle famiglie in difficoltà, ha attivato ora una nuova iniziativa, la ‘spesa sospesa. Mi auguro di cuore che sia tra i candidati a sindaco di Roma: abbiamo bisogno di lui.
spesasospesa

Da profano, leggo con vivo interesse gli appelli di molti, tra cui eminenti scienziati, che propongono nell’interesse comune altre iniziative nella battaglia contro l’estendersi del virus. Questo generoso sforzo collettivo di tanti non può che renderci ancora più orgogliosi del grande cuore del nostro Paese.
Segnalo pertanto gli appelli di Cristina Rinaldi, già prof di immunologia alla Sapienza di Roma sulla ‘sorveglianza attiva’,  di Riccardo Magi, deputato e di ben 290 laboratori di ricerca. Meritano tutti tutto il nostro appoggio: se potete condivideteli e diffondeteli.

Le riflessioni del grande scrittore Walter Siti aulla situazione inclinano verso un larvato pessimismo, ma c’è un’impennata d’orgoglio nella conclusione: “…in questo momento, con il Paese colpito dal virus, vedere sventolare il tricolore un po’ mi commuove. Dimostra che non non andiamo ognuno per conto proprio, che almeno ci riconosciamo in una comunità”. Ecco, il senso della comunità. Si era smarrito, tra rutti e mojito, incitamenti all’odio, violenze  (non solo)verbali: dobbiamo ricostruirlo.

Lo so, parlando di lui gli faccio un favore. Lo so, il suo solo scopo è di recuperare visibilità (che lui confonde con credibilità). Infatti mi ero ripromesso di ignorare del tutto il supponente e arrogante senatore di Scandicci, ma la sua ennesima sortita a sproposito mi costringe, a malincuore, a ripetermi.  Andiamo con ordine. In un’intervista al quotidiano Avvenire afferma testualmente, tra l’altro che occorre “riaprire le fabbriche prima di Pasqua” e “tornare a scuola il 4 maggio“. Poi, dopo twRenziil coro misto di rimproveri e pernacchie, bisogna iniziare a impostare la ripartenza con la comunità scientifica. Alle risate generali – c’è qualcuno che in buona fede crede che l’uomo si stia preparando una nuova carriera da cabarettista – replica con questo tweet.
Peccato che non abbia seguito l’affettuoso consiglio di starsene a casa che in molti si sentirono disinteressatamente in dovere di dargli il 4 dicembre 2016.

La mia quarantena (4)

28 Mar

Quale normalità, ‘dopo’? Bello l’articolo di Scandurra su Il Manifesto. Ne riporto solo un brano, ma va letto tutto e meditato. “Dovremmo forse riflettere su quella «normalità» della quale auspichiamo a gran voce il ritorno. La normalità dei «normali», ovvero di coloro che producono, dei consumatori che affollavano, prima della pandemia, i magazzini dell’Ikea, delle masse di turisti che hanno depredato i centri storici delle nostre città, dei sostenitori delle grandi opere inutili se non per rispondere a una dittatura economica che le vuole.”

Cosa ci sarà da ricostruire, ‘dopo’, è un tema molto sentito. “Perchè  il ritorno a quel “prima”- comunque impossibile –  sarebbe una nuova sciagura. Tornare a quel  “prima”,  basato su un sistema che ha messo il profitto davanti alla salute e al benessere delle persone, un sistema che sta  trasformando una epidemia in una catastrofe planetaria, vorrebbe dire far pagare le conseguenze economiche e sociali di questo improvviso arresto del Moloch capitalista ancora una volta agli strati più deboli della popolazione.” Il resto della riflessione, molto condivisibile, lo trovate qui.

Un amico  siciliano mi parla, molto preoccupato, del problema sociale dato dal lavoro nero. Con la chiusura di ogni attività commerciale è venuta anche a mancare ogni possibilità di introito quotidiano. Questo problema è particolarmente sentito nel Mezzogiorno e si comincia a paventare lo spettro della fame. Ne ho parlato meglio qui.

Boris Johnson è risultato positive al coronavirus. Mi è venuto da pensare che gli sta bene. Mi sono pentito? No. Quanto sono cattivo.

Il virus e la fame

28 Mar

Un amico siciliano mi dice del problema sociale pronto ad esplodere nell’isola.
In effetti è una bomba a tempo in tutte le zone depresse del Sud dove il lavoro in nero dà da vivere a migliaia di famiglie. Con il fermo di tutte le attività piccoli artigiani, manovali, raccoglitori di frutta e ortaggi, posteggiatori abusivi, stagionali, insomma tutti coloro che dipendono dal lavoro sommerso hanno perso ogni possibilità di reddito. Come potrà sopravvivere l’80% dei 3,6 milioni di lavoratori irregolari censiti dall’ISTAT nel Mezzogiorno?

Foto da ‘Il Mattino’

Le cronache parlano di supermercati dove si è manifestato un tentativo di spesa proletaria e che vengono pertanto presidiati dalle forze dell’ordine.  Giungono perfino notizie  di scippi dei sacchetti della spesa, mentre un rapporto dei servizi consegnato a Conte denuncia “un potenziale pericolo di rivolte e ribellioni, spontanee o organizzate, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia dove l’economia sommersa e la capillare presenza della criminalità organizzata sono due dei principali fattori di rischio.” 

La precarietà e la disuguaglianza – colpevolmente trascurate per decenni – stanno trovando un inatteso detonatore nell’epidemia perché a tutto si può  porre rimedio, ma non alla fame.

Non so se questo tragico aspetto fosse stato preso in considerazione a suo tempo dal governo, ma mi conforta che il ministro Provenzano oggi lanci un grido d’allarme invocando un pronto intervento che estenda il reddito di cittadinanza anche a chi ne è rimasto tagliato fuori. Un minimo di reddito mensile che  garantisca  la  sopravvivenza durante l’emergenza che da sanitaria è diventata anche economica. Perché a questo punto, nonostante  la bella poesia di Gianni Rodari, la speranza non basta più.

Speranza
di Gianni Rodari

Se io avessi una botteguccia
fatta di una sola stanza
vorrei mettermi a vendere
sai cosa? La speranza.

“Speranza a buon mercato!”
Per un soldo ne darei
ad un solo cliente
quanto basta per sei.

E alla povera gente
che non ha da campare
darei tutta la mia speranza
senza fargliela pagare.

 

 

 

 

 

La mia quarantena (3)

26 Mar

Videochiamata whatsapp di Daniele da Londra. Dopo la prima sparata di Johnson pare che ora gli inglesi abbiano preso sul serio l’epidemia. In città è tutto chiuso per cui si annoia. Per ora si sfoga con frequenti sedute nella piccola palestra privata del building dove abita (e che frequenta solo lui, dice) e grandi passeggiate al parco con Sookie. Gli è arrivato l’ultimo stipendio a seguito del blocco dei voli con cui la sua compagnia ha messo tutti in ferie obbligate e senza paga. Gli ho chiesto se ce l’avrebbe fatta per i due mesi previsti di sosta forzata e mi ha risposto che sì, certo, tanto con tutto chiuso non avrebbe saputo come spendere i soldi.

Mi ha molto divertito il passo falso di Salvini sulla bufala del coronavirus prodotto in laboratorio dai cinesi. La storia la trovate qui, completa di autorevoli smentite, se non la conoscete già. 
È soprattutto un grosso errore di quell’accolita che va sotto il nome di Bestia, la macchina social guidata da Luca Morisi, il consulente d’immagine del Caporale. Era così sicuro di sè, il Salvini, da annunciare addirittura un’interrogazione parlamentare che ovviamente non presenterà più. Peccato. Ci saremmo fatti qualche risata e sarebbe stata buona cosa sotto l’aspetto della sua abituale scarsa presenza in Senato.

Dopo aver registrato qualche grado di febbre, il capo della Protezione civile, Borrelli, si è autoisolato e si è sottoposto al tampone. Anche l’ex capo di Borrelli, Bertolaso, è sotto esami ed è ricoverato al san Raffaele di Milano. Sarà una domanda stupida la mia, ma davvero mi piacerebbe sapere se nei giorni precedenti si erano incontrati. Perché? Una curiosità. Semplice curiosità.

Sono andato al supermercato a far provviste. Mi ha colpito la flemma britannica con cui la gente stava in fila. Qualcuno al telefono, una ragazza con un libro. Forse questa emergenza ci lascerà qualcosa di positivo, per esempio il rispetto per il prossimo. Spero.

 

La mia quarantena (2)

22 Mar


Ieri sera, poco prima di mezzanotte, Conte ha dato l’annuncio in diretta tv della chiusura totale di tutte le attività produttive in Italia. Resteranno aperte solo quelle strategiche e supermercati, farmacie, negozi di alimentari, edicole e tabaccai. 

Era un passo atteso, obbligato, dopo l’impennarsi della curva dei contagiati e, peggio, anche di quella dolorosa dei decessi.
Non sono rimasto particolarmente colpito dal provvedimento, pur estremo: come tanti italiani l’avevo atteso perché assolutamente necessario per contrastare la diffusione del virus isolandolo. Aggiungo che a  questa mia serena accettazione ha certamente contribuito l’atteggiamento di Conte. Non sono mai stato un suo fan e ancora mi chiedo quale gioco del destino lo abbia portato a rivestire il ruolo di capo del governo. Ma devo ammettere che il suo modo di gestire la situazione va apprezzato senza riserve, anche perché non vedo chi altri al suo posto avrebbe avuto la stessa determinazione accompagnata da uno stile che favorisce la coesione. 
Sarà perché non è un politico di professione e non è alla ricerca di facili consensi, ma parla chiaro, senza fumosi giri di parole e il tono pacato e sincero contribuisce a creare in chi ascolta una serena consapevolezza. 
Buon lavoro Presidente, e auguri a tutti noi.
#Uniticelafaremo

Ieri è morto Gianni Mura. Mi dispiace davvero. Senza essere un fanatico dello sport seguivo da anni le sue cronache e le rubriche, da ‘Sette giorni di cattivi pensieri’ fino a ‘Mangia e bevi’ sul Venerdì di Repubblica. Era un uomo di una impressionante cultura che svariava dalle canzonette ai classici latini e scriveva con uno stile affascinante, con una straordinaria padronanza della lingua italiana con cui poteva anche permettersi di giocare dimostrando uno spirito e un’ironia fuori dal comune: ‘Spassaparola’ era una rubrica nell’ultima pagina di Repubblica dove ogni giorno appariva una definizione. Quella di ieri, l’ultima: “Fascia: striscia tagliente di tessuto”.
Nell’edizione di oggi al suo posto c’è un riquadro bianco: è il vuoto che ci lascia.

Mettetevelo in testa.

19 Mar

Mettetevlo in testa una buona volta.
Non si può e non si deve uscire di casa.
È l’unico modo per rallentare e fermare il contagio.
È l’unico modo per non far del male a voi stessi, a chi volete bene, a chi, incolpevolmente, vi sta vicino.

 

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