Leggo, combattuto tra incredulità e ammirazione, un articolo del presidente del Pd Orfini, commissario della Federazione romana e da questo momento (bisogna obbligatoriamente dedurlo) anche grande stratega della guerra alla mafia condotta nella Capitale come nelle sue propaggini, per quel che invece ne sapevo io, dal procuratore Pignatone e dal sindaco Marino.
Così come credevo che fossero stati Marino e l’assessore Sabella ad intraprendere la crociata della legalità contro i clan e l’intrico di opachi interessi che avvolgeva Ostia, aprendo i varchi al mare, verificando la regolarità delle concessioni, accertando e sanzionando abusi, mettendo in azione le ruspe. Solo che nessuno dei due viene minimamente citato da Orfini e questo mi pare un pò bizzarro, per non dire da irriconoscenti. Tutto ciò senza nulla togliere al sub-commissario Esposito, il quale sta intervenendo sulla parte che riguarda il Pd locale che merita tutte le sue attenzioni, considerate anche le posizioni e le preferenze espresse nell’ultima tornata elettorale. Ricordo solo che all’epoca quel Pd era considerato assolutamente nella norma.
Nella norma era apparentemente anche Roma, dove tutto era regolare e mai una parola c’è stata dai vertici del Pd cittadino e tantomeno del nazionale sul progressivo degrado del partito che ha condotto a “una battaglia interna che ha perso ogni valenza politica ed è diventata solo uno scontro di potere. E così ha finito per allontanarsi dalla città e dai suoi problemi”.
Sono parole di Orfini e glie ne va dato atto. Ricordo bene tuttavia l’obiezione che gli rivolsi solo pochi giorni dopo l’assemblea del 9 marzo, quella in cui il commissario chiamò a correi tutti, iscritti, dirigenza, elettori. Tutti sapevamo e nessuno fece nulla per arginare la deriva, questo il succo dell’apertura della sua relazione. Tutto filava liscio, nonostante i ricorsi ignorati o respinti
Il catoblepa, da cui il catoblepismo di Mattioli.
dalle commissioni di garanzia, gli ordini del giorno dei circoli indignati, il malessere dei militanti che potevano verificare l’estendersi della ragnatela di interessi che dal partito si estendevano verso altri interessi, un vero sistema con i suoi equilibri che, sconvolto dall’arrivo di Ignazio Marino e dai suoi interventi, decise di dichiarargli guerra. Appoggiato, per di più, da un certo Pd, svanito istantaneamente con l’esplosione dell’inchiesta “Mondo di mezzo” e che oggi tira fuori di nuovo e arrogantemente il capino.
Gli chiesi, senza avere risposta, come fosse possibile che ai vertici nulla si sapesse. Perché delle due l’una: o veramente si ignorava, e allora c’era davvero da chiedersi dove fossero, in quale mondo vivessero dirigenti ed esponenti romani del partito, cosa ci stessero a fare (escluse Marianna Madia che nel giugno del 2013 aveva coraggiosamente denunciato “vere e proprie associazioni a delinquere sul territorio” e poco prima Cristiana Alicata); oppure sapevano (e forse sapevano anche di più, mi vien da pensare) e – nella migliore delle ipotesi – hanno taciuto. Ecco, tra l’altro, un’ottima ragione per cui il commissario non avrebbe mai dovuto essere un romano: tanto per fare un esempio, non ricordo una sua scandalizzata presa di posizione sulla vergognosa faccenda dei fondi del gruppo consiliare Pd alla regione Lazio nel 2011. Ma tant’è.
D’altra parte sono purtroppo consapevole di pretendere (anche se continuo a sperarlo) qualcosa di vicino all’impossibile: il pronto ritorno del Pd romano alla concordia, all’efficienza, al rispetto delle regole. Il 3 luglio prossimo si compiranno sette mesi dalla nomina di Orfini a commissario e se qualcuno volesse fare un consuntivo della sua opera di risanamento farebbe in fretta. Vediamo.
– Il nuovo Regolamento del Pd romano, fantasioso e impreciso, che stravolge la rete dei circoli, annulla la partecipazione tanto sbandierata, contrasta con lo Statuto nazionale ed è stato approvato irregolarmente da un organo esecutivo – la Direzione – cessato e illegittimamente convocato. A questo proposito è stato presentato due settimane fa un ricorso (vedi in calce) alla Commissione nazionale di garanzia cui non mi risulta sia stata ancora data risposta.
– La ricerca di Fabrizio Barca sui circoli romani, presentata pochi giorni fa alla Festa dell’Unità.
– La verifica sull’effettiva iscrizione dei militanti, chiamati uno per uno. Quest’ultima è però ancora in esecuzione, stante lo scarso numero di volontari (credo sei, tutti GD, però; ma non si capisce perché non si chiamano anche altri iscritti di provata fede a dar man forte. O forse si capisce).
Non mi pare ci sia molto altro, nonostante le ansiose attese dei militanti veri .
Nulla circa lo spaventoso buco nel bilancio della Federazione (tra 1,4 e 2 milioni di euro). Come si è formato in soli sette anni, chi abbia responsabilità, se ci siano sotto altre faccende non riferibili; nulla, in barba alle più elementari norme sulla trasparenza, sul diritto degli iscritti a sapere.
Così come non un circolo è stato ancora chiuso, nonostante Orfini avesse dichiarato che dopo la presentazione del documento di Barca avrebbe immediatamente proceduto contro quelli “cattivi” e neppure un solo espulso (ma di iscrizioni farlocche i fedeli GD che stanno conducendo la ricerca ne hanno trovate e come. Hai voglia.). Nulla circa la convocazione dell’Assemblea, organo regolarmente vigente in quanto elettivo, nonostante siano passati più di tre mesi dall’ultima e nonostante la regolare richiesta rivolta al presidente Giuntella. Cioè, no, qualcosa c’è stato: il nervoso e irritato commento di Orfini e l’inconcludente risposta del disciplinato e obbediente Giuntella.
Sette mesi. Come si possa ancora parlare in questo partito di partecipazione, trasparenza, legalità, regole, neppure più di “questione morale”, proprio non lo so.
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ALLA COMMISSIONE NAZIONALE DI GARANZIA
PREMESSO CHE
- in data 15 maggio scorso 40 componenti dell’Assemblea del Partito Democratico di Roma, tra cui gli scriventi, hanno indirizzato al Presidente della stessa Assemblea, Tommaso Giuntella, e per conoscenza al Commissario del PD Roma, Matteo Orfini, una richiesta di convocazione (all. 1) dell’Assemblea ai sensi del Regolamento di organizzazione e funzionamento della Federazione di Roma (art. 5, comma 6), visto lo Statuto del PD (art. 17 comma 3).
- a tale richiesta non è stata data risposta mentre si sono potute leggere dichiarazioni del Presidente all’ANSA (all. 2) e post del Commissario sulla sua pagina ufficiale facebook (all. 3) nelle quali sostanzialmente si negava di dover procedere alla convocazione
- il giorno 14/06 u.s. è scaduto il termine di 30 giorni previsto per la convocazione a seguito di richiesta a termini di Regolamento (come sopra citato – all.4)
- il giorno 09/06 u.s. è scaduto altresì il termine di tre mesi previsto quale scadenza ordinaria per la convocazione di rito dell’Assemblea ai sensi del Regolamento della Federazione (art. 5, comma 6)
i sottoscritti componenti dell’Assemblea della Federazione di Roma del PD hanno ritenuto di dover adire codesta spettabile Commissione affinché, nell’esercizio delle funzioni di garanzia relative alla corretta applicazione dello Statuto nonché ai rapporti interni al Partito Democratico che lo Statuto (art. 39 comma 1) le assegna esprima il proprio parere al fine di dirimere ogni possibile controversia e di chiarire responsabilità e ruoli delle diverse istanze del Partito Democratico in merito al seguente
QUESITO
Se l’atto con cui è stato disposto il Commissariamento del PD Roma, in quanto motivato ai sensi e per gli effetti dell’articolo 17, comma 3 dello Statuto del PD nazionale, consenta di considerare estesi anche all’istanza di emanazione congressuale, l’Assemblea di Federazione, i poteri sostitutivi del Commissario e, in caso contrario, se non si debbano adottare procedure sostitutive dei poteri del Presidente dell’Assemblea per garantire il diritto dei componenti dell’istanza medesima ad essere convocati, in un frangente peraltro così delicato e travagliato della vita della Federazione del Partito Democratico di Roma.
In secondo luogo,
PREMESSO ALTRESI’ CHE
- In data 09/06 il Commissario straordinario ha ritenuto di convocare la Direzione della Federazione di Roma del PD per il giorno 11/06
- la Direzione della Federazione di Roma del PD è un’istanza di secondo livello, eletta dall’Assemblea della Federazione di Roma del PD quale organo di esecuzione degli indirizzi dell’Assemblea (Regolamento, art.6, alla stregua di quanto previsto dallo Statuto del PD, art. 8 comma 1 per l’analoga istanza di livello nazionale)
- l’Assemblea non viene posta in condizione di esprimere i propri indirizzi in assenza di convocazione
i sottoscritti componenti dell’Assemblea della Federazione di Roma del PD sottopongono a codesta spettabile Commissione Nazionale di Garanzia il seguente ulteriore
QUESITO
Se la Convocazione della Direzione della Federazione di Roma del PD sia da considerare valida nonché consentita dalle norme che regolano la vita interna del Partito Democratico, a maggior ragione in considerazione del fatto che l’Assemblea non viene posta in condizione di esprimere i propri indirizzi in assenza di convocazione
Infine,
PREMESSO ULTERIORMENTE CHE
E’ stata messa in programma l’apertura del tesseramento 2015 con modalità diverse da quelle previste dal Regolamento
- senza che siano stati resi noti i risultati delle indagini relative al tesseramento degli anni precedenti
- nonché senza che siano stati avviati, per quanto precede, come appare doveroso, i procedimenti a carico degli iscritti del PD che si siano resi responsabili di violazioni statutarie nel corso di tali campagne
- e senza che l’Assemblea della Federazione di Roma del PD abbia potuto porre mano al Regolamento del Tesseramento al fine di apportare le modifiche che si valutassero eventualmente necessarie nell’ottica di un più efficace contrasto dei tentativi di alterarne il corretto funzionamento
i sottoscritti componenti dell’Assemblea della Federazione di Roma del PD sottopongono a codesta spettabile Commissione Nazionale di Garanzia il seguente ultimo
QUESITO
Se alla luce di quanto esposto, in quanto appaia accertato che ci si trovi “in presenza di elementi di irregolarità del tesseramento, incompletezza o anomalie evidenti” non si configuri la necessità di procedere ai sensi dell’articolo 17 comma 4 dello Statuto del PD, a “formalizzare la nomina di commissari ad acta per la redazione delle anagrafi delle singole articolazioni territoriali del partito o di parti di esse” riconducendo ad essi in tal modo la gestione del tesseramento 2015 così da assicurare il ripristino del pieno rispetto dei principi e delle norme dello Statuto e del Codice Etico del PD in un momento in cui l’opinione pubblica e l’elettorato del Partito Democratico chiedono che ciò avvenga senza ulteriore indugio.
IN CONCLUSIONE
considerati tutti gli aspetti connessi alla dinamica temporale dei fatti fin qui esposti e la loro rilevanza, i sottoscritti componenti dell’Assemblea della Federazione di Roma del PD chiedono rispettosamente che la Commissione Nazionale di Garanzia tragga le sue conclusioni tenendo nella dovuta considerazione il carattere di urgenza che assumono per la situazione che si è venuta a determinare.
Firmano:
Michele Cardulli
Agata Cerbara
Susanna Crostella
Cesare Paris
Laura Lauri
Giancarlo Ricci
Antonia Spiezia
Marzia Ventimiglia
Antonio Zucaro
Roma, 16 giugno 2015
Tag:Assessore Sabella, commissario PD Roma, Ignazio Marino, Marianna Madia, Orfini, Ostia
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