Archivio | agosto, 2013

Slot machines: il banco vince e l’Italia perde. Un altro regalo del decreto che cancella l’IMU.

31 Ago

Tra le pieghe del decreto legge del governo Letta c’è anche questa: l’ex-maximulta alle società che gestiscono le slot machines verrà ridotta da 2,5 miliardi a 650 milioni di euro circa.

Vale la pena di ricordare che l’indagine del gruppo antifrodi telematiche della Guardia di Finanza – guidato dal Colonnello Repetto  – aveva accertato all’origine una evasione di imposte nell’ordine di 98 miliardi (sì, miliardi). Per due anni, a partire dal 2004, le concessionarie e l’AAMS non avevano attuato i necessari collegamenti in rete per verificare le effettive entrate di ogni singolo apparecchio.  Servizio pubblico, la trasmissione tv di Santoro, ne fece un’inchiesta esauriente. Incapacità , collusioni, altro ancora? Fatto sta che il 17 febbraio 2012 la sentenza della Corte dei Conti condannava le seguenti società al pagamento delle rispettive somme:

Bplus Giocolegale ltd: 845 milioni

Cirsa Italia srl: 120 milioni

Sisal spa: 245 milioni

Lottomatica Videolot Rete spa: 100 milioni

Gmatica srl: 150 milioni

Codere spa: 115 milioni

Hbg srl: 200 milioni

Gamenet spa: 235 milioni

Cogetech spa: 255 milioni

Snai spa: 210 milioni

Inoltre erano stati condannati anche due dirigenti dell’AAMS, (l’Azienda incaricata dell’esecuzione del progetto e del controllo degli incassi):  il direttore generale della direzione dei giochi, Antonio Tagliaferri (circa 2,6 milioni) e il direttore generale dell’azienda, Giorgio Tino (4,8 milioni).

Per recuperare le risorse  necessarie  alla copertura dell’intero decreto ammazza-IMU, una delle misure individuate riguarda appunto la riduzione al 25% delle somme dovute allo Stato dalle 10 società che gestiscono le slot machines. Ed ecco che dai 98 milioni evasi che la GdF valutò a suo tempo, successivamente ridotti dalla Corte dei Conti a 2,5 milioni complessivi, si scenderà a 650 milioni circa.

bambina slotOra, io trovo la faccenda assolutamente scandalosa e immorale. E non solo per l’ennesimo favore a chi, in un  modo o nell’altro, evade il Fisco, ma soprattutto perché si premia un settore, quello del gioco, che sta producendo  enormi danni soprattutto nelle fasce deboli, più povere e desta allarme la diffusione tra i giovani.
Nel 2011 gli italiani hanno speso circa 80 miliardi nel gioco, che  resta uno dei settori in crescita: recentemente anche la Mondadori vi si è lanciata con la sua Glaming e nascono come i funghi nelle città le sale da gioco. Report dedicò al gioco d’azzardo una puntata dal titolo “I biscazzieri” che destò ansie e preoccupazioni tra molti, ma pare non nel governo (non parlo di quello di allora, che ne favorì lo sviluppo, ma soprattutto dell’attuale).

La dipendenza patologica dal gioco o ludopatia viene ormai riconosciuta dal Ministero della Salute come una vera e propria malattia (oltre che una piaga sociale: si stima per difetto che oltre 100.000 italiani siano malati cronici).

Peraltro, il gioco d’azzardo – e le slot machines rientrano in questo settore – ha spesso attirato capitali di dubbia provenienza: una delle 10 società, la B-Plus (che ha circa il 30% del mercato), in origine si chiamava Atlantis ed era gestita dai figli di quel Gaetano Corallo (condannato per associazione per delinquere per la tentata scalata al casinò di Campione) che la DIA riteneva vicino a Nitto Santapaola. Uno dei due, Maurizio, finirà poi ricercato nell’ambito dell’inchiesta dei “finanziamenti facili” della Banca Popolare diold-slot-machine Milano. Così come non è un caso che negli Stati Uniti, dove il gioco d’azzardo è stato molto spesso una ricca area di lucro per la criminalità, la slot machine venisse chiamata ‘one-armed bandit’: bandito con un braccio solo.

In conclusione, ritengo che sarebbe cosa buona e giusta che Letta andasse a cercare altrove quei 6/700 milioni.

4 senatori e un pregiudicato

30 Ago

Sembra il titolo di un film, vero? Invece è la realtà, qui da noi.
E c’è pure la locandina di Ellekappa.

http://www.repubblica.it/dal-quotidiano/vignette/2013/08/14/foto/la_vignetta_di_ellekappa-64744908/1/#

Napolitano e i quattro nuovi senatori a vita

30 Ago

Sto cercando di capire come mai Napolitano abbia nominato proprio ora i quattro nuovi senatori a vita.
Rifacciamo i conti. I senatori  erano 317, compresi i due senatori a vita Ciampi e Monti, e ora diventano 321. Quindi una maggioranza di governo per stare in area di sicurezza si aggira sulle 170 unità.
I gruppi sono così composti (dal sito del Senato):

Grandi Autonomie e Libertà

10

Il Popolo della Libertà

91

Lega Nord e Autonomie

16

Movimento 5 Stelle

50

Partito Democratico

108

Per le Autonomie (SVP-UV-PATT-UPT)-PSI-MAIE

10

Scelta Civica per l’Italia

20

Misto

12

Totale

317

 

Sommando Pd, SeL e Scelta civica siamo a 140: ora, è possibile immaginare che una ventina di senatori tra 5 Stelle eccetera – in un clima di emergenza dovuto all’uscita di PdL dal governo – si alleghino? Io dico di sì ( e forse potrebbero anche essere di più). Aggiungendo i nuovi quattro il totale fa 164. Non è l’optimum ma siamo sulla strada. Sono troppo ottimista?
Poi c’è l’altra ipotesi, quella per cui la nomina rappresenta una porta in faccia a quei visionari che chiedevano il laticlavio perenne per il Banana. In questo momento si staranno tagliando le vene, penso. E poi ancora, c’è l’ipotesi che re Giorgio abbia colto due piccioni con una fava, cioè che con questa mossa abbia colto due obbiettivi.
Ogni osservazione su quanto precede sarà ben gradita.

AGGIORNAMENTO di sabato 31 agosto
Sonia Alfano a Klauscondicio: Le posso assicurare che un numero utile per la fiducia c’è, c’era già prima. Siamo a ben oltre 10, direi 15″, ha dichiarato durante l’intervista Alfano, europarlamentare eletta nelle liste dell’Idv e un tempo vicina a Beppe Grillo.”

Potrebbe andare peggio?

30 Ago

Il genio di Altan e la breve, lucida e diretta  analisi di Alessandro Gilioli su l’Espresso ci danno il quadro della situazione. Raccapricciante.
Mio nonno, che aveva fatto due guerre mondiali, quando nasceva un problema usava dire ‘potrebbe sempre andare peggio’. Era un modo per consolarsi e per farsi forza. Mi sto domandando se oggi posso permettermi di dirlo.

Altan non volevamo niente

Non si può dimenticare la Costituzione.

30 Ago

“Il punto allora non è come finirà una vicenda dall’esito costituzionalmente dovuto; ma quanto sia ancora tollerabile questo dare tutto per plausibile, l’abbandono di ogni fermezza morale, il ritenere tutto negoziabile. Con la dialettica democratica strozzata dalle larghe intese, e con le istituzioni di garanzia assediate e costrette ad affermare elementari ma fondanti valori di una democrazia costituzionale, come «la legge uguale per tutti». È questa deriva di etica civica il colpo di coda di un ventennio che l’ha prosciugata e svilita; e che se non interrompiamo con un sussulto inequivoco, rischiamo di pagare tanto, anche molto più di un benvenuto risparmio di una rata di Imu.

Bisogna ringraziare l’on. Manuela Ghizzoni del Pd per aver postato sul suo sito questo bell’articolo di Gianluigi Pellegrino pubblicato oggi su Repubblica, altrimenti disponibile solo nei contenuti a pagamento. Ve lo riporto qui di seguito per intero.

Se la Costituzione viene dimenticata

di Gianluigi Pellegrino

Il maggior danno che si sta facendo al Paese è quello di dare per plausibile ciò che pacificamente non lo è. Plausibile che un Parlamento violi smaccatamente un norma anticorruzione che ha appena approvato. Plausibile chiedere al capo dello Stato di abbuonare la pena ad un conclamato evasore fiscale, plurinquisito e pluricodannato in vari gradi di giudizio. E questo perché è «un leader politico al quale assicurare agibilità», costituzionalizzando cosi il principio che fare politica garantirebbe uno statuto legale privilegiato, una minore soggezione alla legge. E dimenticando che il presidente della Repubblica rappresenta l’unità nazionale (art. 87 della Costituzione) e non può certo mettere i suoi poteri a servizio della pretesa di una parte politica che abbia pure il dieci, il venti o il trenta per cento dei voti.
I pareri affannosamente depositati ieri dalla difesa di Berlusconi in realtà già nel loro affastellarsi e nello sforzo comprensibilmente titanico dei redattori, finiscono con il dar conto di come davvero non vi sia nessuno spazio per il Senato, di non dichiarare la dovuta decadenza dal seggio di Silvio Berlusconi. Decadenza che peraltro è destinata a conseguire anche in via automatica non appena si sarà perfezionata la pena accessoria dell’interdizione dai pubblici uffici, rinviata dalla Cassazione con qualche generosità per l’imputato (che nessuno però sottolinea). E se è comprensibile che dalla parte del Cavaliere tutti si impegnino nel disperato tentativo, gli altri dovrebbero fare più attenzione prima di essere costretti a smentire e rettificare, a non cadere in trappole di strumentalizzazione buone sole a sbandare ulteriormente il grande pubblico dei non addetti ai
lavori. Perché non ha nessun senso dire che in astratto la giunta delle elezioni potrebbe rimettere la questione alla Consulta, se allo stesso tempo non si dice dove sarebbe questa pretesa incostituzionalità della legge che per semplicità chiamiamo Severino ma che in realtà l’intero Parlamento a larghissima maggioranza e lo stesso Pdl hanno confezionato e approvato pochi mesi addietro e ora si pretende di non applicare ad personam.
Sul punto i pareri prodotti da Berlusconi cercano di allegare una violazione dell’articolo 66 della Carta che attribuisce alla Camera di appartenenza l’accertamento della sussistenza della causa di decadenza. Ma basta leggere il precedente articolo 65 per trovarvi la disposizione che è «la legge» che «determina i casi di ineleggibilità e incompatibilità con l’ufficio di deputato e senatore ». Sicché la norma del 2012 altro non ha fatto che applicare la Costituzione che è l’opposto di violarla. E ha poi puntualmente rimesso alla giunta di accertare che in effetti la causa di decadenza si sia verificata come avviene per tutte le altre cause di incompatibilità. Dove sia quindi l’incostituzionalità risulta davvero misterioso.
Il secondo affannato argomento è quello della cosiddetta retroattività. Ma di retroattivo non c’è un bel niente atteso che la decadenza opererà in avanti, non certo indietro, e l’ordinamento, sol che venga rispettato, è ricco di norme che a tutela dell’interesse pubblico prevedono preclusioni per i soggetti condannati. Un esempio per tutti la disciplina in tema di pubblici appalti che nessuno
si è mai sognato di applicare a corrente alternata in base a quando furono compiuti i delitti. Ciò che in realtà viene evocato dai pidiellini è la pretesa applicazione del favor rei, senza però citarlo per non ricordare che di un reo accertato si sta parlando e perché è noto che quel principio riguarda le pene, non certo le misure di salvaguardia istituzionale: nel caso a tutela del Parlamento e dell’interesse pubblico alla sua composizione.
Così crollata anche la seconda questione un giudice che sollevasse una inesistente eccezione di costituzionalità al solo fine di prendere tempo meriterebbe per questo un procedimento disciplinare. Lo facesse il Parlamento calpestando clamorosamente le sue stesse leggi, se ne imporrebbe lo scioglimento come per l’ultimo Consiglio comunale.
Il punto allora non è come finirà una vicenda dall’esito costituzionalmente dovuto; ma quanto sia ancora tollerabile questo dare tutto per plausibile, l’abbandono di ogni fermezza morale, il ritenere tutto negoziabile. Con la dialettica democratica strozzata dalle larghe intese, e con le istituzioni di garanzia assediate e costrette ad affermare elementari ma fondanti valori di una democrazia costituzionale, come «la legge uguale per tutti». È questa deriva di etica civica il colpo di coda di un ventennio che l’ha prosciugata e svilita; e che se non interrompiamo con un sussulto inequivoco, rischiamo di pagare tanto, anche molto più di un benvenuto risparmio di una rata di Imu.

La Repubblica 29.08.13

Ce la farà mai, questo nostro povero Paese?

28 Ago

Mio figlio riceve dalla Corte d’Appello di Roma un avviso relativo alla sentenza (a suo favore) emessa nel 2012 dal Giudice di pace circa un suo ricorso del 2009 contro una contravvenzione.  L’avviso dice che c’è una comunicazione al riguardo che si può ritirare presso la Casa Comunale. Vado (tre ore e 1 euro e mezzo) e ricevo un’altra comunicazione che mi conferma che la sentenza è stata depositata presso la Cancelleria del Giudice di Pace. Così stamattina alle 8 sono già in fila: autodisciplinata, con i numeri di arrivo distribuiti tra i presenti. A me tocca il numero 7, ma l’ufficio apre solo alle 9 e solo all’apertura scopriamo che: a) c’è un solo impiegato; b) nella fila si alternano un cittadino e un legale, per cui in realtà io sono il numero 14.
In conclusione, esco con il mio documento quasi alle 11, continuando a domandarmi il perché di questa tortuosa e ottusa procedura che obbliga il cittadino a perdere tempo e quattrini insieme allo Stato, cioè a tutti noi contribuenti.
Sarebbe opportuno informare il burocrate che nell’era informatica è possibile inviare un codice o password per cui il singolo interessato può andare a ricavare quanto lo riguarda senza dover fare file, perdere mezze giornate, gravare sul lavoro del personale già carente.
In aggiunta – e non è poco –  avendo più rispetto per il contribuente.

Sì, è difficile fare impresa in Italia

26 Ago

 

Questa lettera è apparsa su Il Messaggero di oggi, 25 agosto. Conosco personalmente il suo autore e so delle sue vicissitudini con una burocrazia ottusa e uno Stato che appare indifferente o quantomeno incapace di rimuovere perfino i più banali ostacoli a un imprenditore, invece di facilitargli la vita.

“Ecco un esempio di come sia difficile fare impresa in Italia.

Nel  marzo 2011 rilevo con mia figlia una attività di  affittacamere con 5 stanze nel centro di Roma. L’attività va bene, i giudizi dei clienti sono molto positivi,  ma la dimensione è piccola e vogliamo generare economie di scala raddoppiando le stanze da 5 a minimo 10. Nel 2013 viene messo in vendita l’appartamento al pianterreno, sotto il nostro. Decidiamo di investire per ingrandire l’attività.

Ingenuamente pensiamo che la licenza di affittacamere possa passare da 5 a 10 camere.Non è così. Se si superano 6 stanze si diventa albergo. Facile: cambiamo la licenza da affittacamere ad albergo. No: non si puo’. Si potrebbe avere la licenza di albergo al pianterreno ma non al primo piano: l’appartamento del primo piano è categoria catastaleA2. Allora chiediamo un’altra licenza di affittacamere per il pianterreno, così avremo due licenze di affittacamere. Ma non si può: due licenze nello stesso edificio non posso essere gestite insieme. Ci rassegniamo:dovremmo avere due società che gestiscono una il pianterreno e una il primo piano.

E le nostre economie di scala? Ce le possiamo dimenticare. Ma mentre cerchiamo di capire come poter far impresa in Italia, un fatto nuovo ci dà speranza: riceviamo dalla Agenzia delle Entrate un accertamento che cambia la categoria catastale del primo piano daA2 a D2. Evviva. Quello che ci serviva per ottenere la licenza di albergo. Pagheremo più tasse perché la rendita catastale è più alta,ma possiamo fare impresa in maniera efficiente. Con grande delusione scopriamo però che il Comune non accetta il nuovo classamento della Agenzia delle Entrate. Che fare? Dobbiamo noi fare ricorso contro l’accertamento della Agenzia delle Entrate.

Corriamo dal commercialista,  scopriamo che non si può  risolvere velocemente il  problema con la procedura di autotutela e che dobbiamo fare ricorso. Chiaramente paghiamo noi. Mentre attendiamo l’esito del ricorso, stiamo cercando di capire come gestire la nostra piccola attività turistica in maniera efficiente.

Ho soltanto investito molti dei miei risparmi e sviluppato una attività per il futuro di  mia figlia, in un settore strategico per l’Italia. Ma lo Stato non vuole.

Vito Varvaro  – Roma”

 

Pregiudizio e pregiudicato

26 Ago

Repubblica del 2 agosto ha pubblicato questo grafico per illustrare la carriera giudiziaria di Berlusconi.
In sintesi: a fronte di 18 processi è stato assolto 4 volte, 10 volte l’ha fatta franca per amnistie, depenalizzazioni e prescrizioni ottenute grazie alle leggi e alle disposizioni che ha fatto votare ai suoi dipendenti, due volte è stato condannato (una in via definitiva, come sappiamo) e uno (corruzione per compravendita di parlamentari) è ancora in corso.
Ora, davanti a tutto questo come si fa a parlare di pregiudizi della magistratura? Secondo me si sta solo parlando di un pregiudicato.

I processi del Banana

E’ qualcosa più di uno stalking

25 Ago

Venerdì 23 agosto Repubblica ha pubblicato questa vignetta di Altan.

Altan stalking
Con tutto il rispetto per il grande Maestro, ‘stalking’ è un eufemismo. Questo individuo sta facendo qualcosa di molto peggio.

Si chiama stupro della democrazia.

Tre giorni al Meeting di Cl. Tanto per avere un’idea.

25 Ago

Valigia blu è un sito di libera  informazione diretto da Arianna Ciccone che seguo regolarmente. Nei giorni scorsi ha pubblicato un interessante servizio di Leonardo Bianchi sul Meeting di Rimini dal titolo illuminante: Meeting di Comunione e Liberazione: una grandiosa orgia del Potere.
Quelle che seguono sono solo alcune delle considerazioni finali, per cui consiglio caldamente di leggere l’articolo per intero, qui. A me ha solo confermato quello che avevo sempre pensato.

“Quello che ho visto nei giorni in cui sono stato al Meeting non è «la straordinaria capacità» di mescolare «fede, politica e welfare»: è invece un mondo chiuso e settario, che risponde solo ed esclusivamente a regole proprie e produce una fortissima sensazione di alienazione in chiunque non ne faccia parte.”

“Basta pensare alla Compagnia delle Opere, ormai diventata una specie di Confindustria parallela che può contare su 36mila imprese iscritte, 38 sedi in Italia (17 all’estero), un fatturato complessivo che si aggira sui 70 miliardi di euro e una discreta sfilza di scandali giudiziari. Scandali che, beninteso, non hanno minimamente turbato i vertici, la cui filosofia evidentemente è: «Dio esiste, quindi tutto ci è permesso». Oppure basta pensare all’occupazione di scuole e università, luoghi ideali per ottenere appalti, fare proselitismo e attirare migliaia di giovani nella propria orbita. Giovani che poi si possono ritrovare al Meeting (spesso a spese loro) mentre puliscono per terra, trascinano carrelli, cercano di propinarti biglietti della lotteria/cianfrusaglie varie e ripetono a memoria i vari mantra del Movimento, per nulla scalfiti dal dubbio, pronti a obbedire ciecamente alla volontà di CL, il tutto con il sorriso perennemente stampato sulla faccia.

“Ogni anno preti, cardinali, sbirri, militari, ministri, deputati, banchieri, petrolieri, affaristi, speculatori, intellettuali organici e < inserire qui umanità varia > si strusciano dentro un padiglione, si annusano, si fiutano, concludono accordi, firmano intese e s’immergono in un fiume di soldi – il tutto senza il minimo imbarazzo, senza vergogna, senza mai farsi sfiorare dal più risibile scrupolo morale.”


http://www.valigiablu.it/meeting-rimini-comunione-e-liberazione/

Basta pensare alla Compagnia delle Opere, ormai diventata una specie di Confindustria parallela che può contare su 36mila imprese iscritte, 38 sedi in Italia (17 all’estero), un fatturato complessivo che si aggira sui 70 miliardi di euro e una discreta sfilza di scandali giudiziari. Scandali che, beninteso, non hanno minimamente turbato i vertici, la cui filosofia evidentemente è: «Dio esiste, quindi tutto ci è permesso». Oppure basta pensare all’occupazione di scuole e università, luoghi ideali per ottenere appalti, fare proselitismo e attirare migliaia di giovani nella propria orbita. Giovani che poi si possono ritrovare al Meeting (spesso a spese loro) mentre puliscono per terra, trascinano carrelli, cercano di propinarti biglietti della lotteria/cianfrusaglie varie e ripetono a memoria i vari mantra del Movimento, per nulla scalfiti dal dubbio, pronti a obbedire ciecamente alla volontà di CL, il tutto con il sorriso perennemente stampato sulla faccia.
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