Tra le pieghe del decreto legge del governo Letta c’è anche questa: l’ex-maximulta alle società che gestiscono le slot machines verrà ridotta da 2,5 miliardi a 650 milioni di euro circa.
Vale la pena di ricordare che l’indagine del gruppo antifrodi telematiche della Guardia di Finanza – guidato dal Colonnello Repetto – aveva accertato all’origine una evasione di imposte nell’ordine di 98 miliardi (sì, miliardi). Per due anni, a partire dal 2004, le concessionarie e l’AAMS non avevano attuato i necessari collegamenti in rete per verificare le effettive entrate di ogni singolo apparecchio. Servizio pubblico, la trasmissione tv di Santoro, ne fece un’inchiesta esauriente. Incapacità , collusioni, altro ancora? Fatto sta che il 17 febbraio 2012 la sentenza della Corte dei Conti condannava le seguenti società al pagamento delle rispettive somme:
Bplus Giocolegale ltd: 845 milioni
Cirsa Italia srl: 120 milioni
Sisal spa: 245 milioni
Lottomatica Videolot Rete spa: 100 milioni
Gmatica srl: 150 milioni
Codere spa: 115 milioni
Hbg srl: 200 milioni
Gamenet spa: 235 milioni
Cogetech spa: 255 milioni
Snai spa: 210 milioni
Inoltre erano stati condannati anche due dirigenti dell’AAMS, (l’Azienda incaricata dell’esecuzione del progetto e del controllo degli incassi): il direttore generale della direzione dei giochi, Antonio Tagliaferri (circa 2,6 milioni) e il direttore generale dell’azienda, Giorgio Tino (4,8 milioni).
Per recuperare le risorse necessarie alla copertura dell’intero decreto ammazza-IMU, una delle misure individuate riguarda appunto la riduzione al 25% delle somme dovute allo Stato dalle 10 società che gestiscono le slot machines. Ed ecco che dai 98 milioni evasi che la GdF valutò a suo tempo, successivamente ridotti dalla Corte dei Conti a 2,5 milioni complessivi, si scenderà a 650 milioni circa.
Ora, io trovo la faccenda assolutamente scandalosa e immorale. E non solo per l’ennesimo favore a chi, in un modo o nell’altro, evade il Fisco, ma soprattutto perché si premia un settore, quello del gioco, che sta producendo enormi danni soprattutto nelle fasce deboli, più povere e desta allarme la diffusione tra i giovani.
Nel 2011 gli italiani hanno speso circa 80 miliardi nel gioco, che resta uno dei settori in crescita: recentemente anche la Mondadori vi si è lanciata con la sua Glaming e nascono come i funghi nelle città le sale da gioco. Report dedicò al gioco d’azzardo una puntata dal titolo “I biscazzieri” che destò ansie e preoccupazioni tra molti, ma pare non nel governo (non parlo di quello di allora, che ne favorì lo sviluppo, ma soprattutto dell’attuale).
La dipendenza patologica dal gioco o ludopatia viene ormai riconosciuta dal Ministero della Salute come una vera e propria malattia (oltre che una piaga sociale: si stima per difetto che oltre 100.000 italiani siano malati cronici).
Peraltro, il gioco d’azzardo – e le slot machines rientrano in questo settore – ha spesso attirato capitali di dubbia provenienza: una delle 10 società, la B-Plus (che ha circa il 30% del mercato), in origine si chiamava Atlantis ed era gestita dai figli di quel Gaetano Corallo (condannato per associazione per delinquere per la tentata scalata al casinò di Campione) che la DIA riteneva vicino a Nitto Santapaola. Uno dei due, Maurizio, finirà poi ricercato nell’ambito dell’inchiesta dei “finanziamenti facili” della Banca Popolare di Milano. Così come non è un caso che negli Stati Uniti, dove il gioco d’azzardo è stato molto spesso una ricca area di lucro per la criminalità, la slot machine venisse chiamata ‘one-armed bandit’: bandito con un braccio solo.
In conclusione, ritengo che sarebbe cosa buona e giusta che Letta andasse a cercare altrove quei 6/700 milioni.
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