La mia personale opinione è che con il processo a Erri De Luca si voglia distrarre l’opinione pubblica dall’inutilità di quest’opera faraonica della TAV in Val di Susa che lavoce.info (ma non solo: vedi per esempio anche qui e qui) ha ben documentato e che lo scorso novembre ha sollecitato perfino l’attenzione del Presidente del Consiglio Renzi, a causa della lievitazione dei costi saliti in soli due anni da 8,3 a 11,9 miliardi di euro complessivi. Successivi aggiornamenti dei calcoli hanno fatto rientrare in parte l’allarme, ma il fatto è che ad oggi non si conosce ancora l’entità della spesa, mentre è esploso l’ennesimo caso di corruzione nel nostro Paese, legato stavolta legato alle Grandi Opere e alla TAV. Quei sospetti – dall’inutilità di un’opera cominciata a progettare nel 1991 agli enormi interessi legati alla sua realizzazione – cominciano a concretizzarsi e tutt’altro aspetto assume la vicenda legata allo scrittore. Erri De Luca è stato accusato di istigazione a delinquere per le sue espressioni in alcune interviste sulla TAV in Val di Susa; rinviato a giudizio dalla Procura di Torino il processo è iniziato lo scorso 28 gennaio. “La Tav va sabotata. Le cesoie sono utili perché servono a tagliare le reti“, erano state le parole dello scrittore contestate dai pm torinesi Andrea Padalino e Antonio Rinaudo. “Sono orgoglioso di essere accusato di un reato di opinione” lo scrittore aveva commentato dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia: invece deve rispondere di istigazione a delinquere perché “le parole di De Luca non rappresentano una semplice opinione, un fatto stati insomma – secondo il pm Andrea Padalino – ma hanno avuto un effetto dinamico, in quanto hanno scatenato dirette conseguenze sugli avvenimenti che le hanno seguite“. I giornali italiani scoprono solo oggi con meraviglia che c’è un vastissimo movimento d’opinione mondiale a favore di Erri De Luca e della libertà d’opinione. Non è un caso che si stupiscano. Ormai – lo affermo da lettore attento e insoddisfatto – il degrado del giornalismo nel nostro Paese, che si manifesta attraverso la scarsa qualità dell’informazione e l’assenza dell’indipendenza del pensiero, è un dato reale. Pochi i superstiti, i non rassegnati. E a nulla vale che ogni anno a Perugia si tenga il più grande convegno mondiale sulla professione, il Festival Internazionale del Giornalismo, cui gli italiani partecipano in massa ma pare (purtroppo) con scarsi risultati. [Per inciso, Erri De Luca è stato invitato al Festival a presentare il suo libro sulla vicenda]. Prono e succube del potere, politico o imprenditoriale, il giornalismo italiano si limita a riportare pappagallescamente le frasi degli opinion leader (o presunti tali), a rincorrere i comunicati stampa o i tweet, a ricalcare le posizioni dei potenti. Così è stato nel caso della denuncia allo scrittore. Poche le voci fuori dal coro, come questa bella intervista di Francesco Merlo dove si sottolinea come lo scrittore abbia rifiutato il rito abbreviato perché il processo sarebbe stato a porte chiuse, rivendicando la sua apologia del sabotaggio in Val di Susa (“ma io andrò alla sbarra per attaccare, non difendermi”) o quella di Oscar Nicodemo sull’Huffington Post:
Alla luce di quanto sta avvenendo in Europa e nel mondo, in considerazione della gravità di una involuzione politica e morale devastante, il processo ad un poeta dalle caratteristiche e i risvolti umani di Erri, a prescindere dalla posizione che occupa nel gradimento dei critici, appare comunque un atto tanto innaturale da far pensare ad un gesto inconsulto, come un’aggressione ingiustificabile e violenta, come un tentativo arbitrario di limitare l’altrui libertà, come il divieto assurdo del pensiero non allineato alla volontà dominante. Viviamo in un paese dove autentici traditori dello stato, delle leggi e del popolo sono dediti ad una attività “politica” per saccheggiare quanto più è possibile il denaro pubblico, senza che i miserabili di una tale sconvenienza, una volta scoperti con le mani nel sacco, perdano il diritto di cittadinanza, di voto e di libertà. Si preferisce, invece, mettere sotto torchio l’idea e l’azione di un onesto e bravo forgiatore di parole, a testimonianza di una linea di regime che non predilige il dissenso, la diversità, la protesta……Sorge il dubbio che uno come Erri De Luca, semplicemente e magnificamente lineare nella sua cristallina lealtà, lo si processa per dare un esempio, sì che non ci si metta in testa di poter esprimere sempre e comunque ciò che si pensa e si ritiene giusto. Intanto, resta da chiedersi cosa penserà il popolo italiano, che in seguito ai fatti sanguinosi di Parigi ha scritto dappertutto e in solidale passione “Je suis Charlie”, mostrando un interesse sintomatico per la libertà di espressione, di uno stato che processa i poeti.
Per nostra fortuna De Luca non indietreggia. Dopo l’udienza del 28 gennaio ha dichiarato: “Io sostengo che la Tav vada sabotata. Anche un ostruzionismo parlamentare è un sabotaggio rispetto a un disegno di legge. Ma quello che riconoscono a me, non lo riconoscono a Bossi o Berlusconi. Eppure io valgo per uno. Non ho un partito. Non ho una sezione in cui andare a sobillare. Non sono aderente a nulla. Io sono un cittadino della Val di Susa.” E io sono con lui e per il diritto di tutti a manifestare il proprio pensiero: a maggior ragione ancora quando si tratti di questioni che riguardino la collettività e scatenino l’onda dell’indignazione.
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