Ho appena fatto in tempo a pubblicare un post che riprendeva un allarme lanciato da Pippo Civati, che da Pistoia giunge questa notizia de l’Espresso: la Magistratura sta indagando i vertici della società Publiacqua per appropriazione indebita. Publiacqua fornisce il servizio idrico a Firenze, Pistoia, Prato e parte di Arezzo, cioè a circa 1.300.000 abitanti. La proprietà è suddivisa tra una cordata di soci pubblici (60%) dove le quote maggiori sono del Comune di Firenze e di Consiag e Acque Blu Fiorentine (40%) dove la quota maggiore (circa 69%) è detenuta da Acea (Comune di Roma e Caltagirone).
Ora facciamo un passo indietro e riepiloghiamo. Al referendum del 12 e 13 giugno 2011 ha trionfato il ‘sì’ all’acqua pubblica con il 54% dei consensi, pari a circa 26 milioni di voti: in sostanza, i cittadini hanno votato per l’abolizione della “adeguata remunerazione del capitale investito dai gestori” e pertanto la bolletta dell’acqua non avvrebbe dovuto essere più gravata del 7% corrispondente al profitto del’impresa. In questi due anni però poco è stato fatto per ottemperare all’obbligo derivante dal risultato del referendum. A luglio di quest’anno l’Espresso e Il Fatto Quotidiano hanno pubblicato ciascuno un’inchiesta dai risultati affatto esaltanti: “L’Italia, da Nord a Sud, appare come un mosaico di situazioni differenti. Ci sono città, tra cui Ferrara, che hanno ridotto la partecipazione pubblica nelle multiutility, e Regioni, come la Toscana, che davanti alle richieste dei comitati hanno chiuso la porta al dialogo. Ma anche comuni come Reggio Emilia, Napoli e Palermo, che invece hanno aperto la strada alla ri-pubblicizzazione delle risorse idriche“. E poi c’è l’Autorità per l’energia elettrica e il gas, che ha predisposto una delibera secondo la quale le tariffe dovrebbero addirittura aumentare. In sintesi, mancando la volontà politica (una legge) e un’azione di coordinamento e controllo della volontà referendaria, al vertice ognuno fa come gli pare, le tariffe non si abbassano e i privati continuano come se nulla fosse.
A questo punto sorge il sospetto che le lobby dell’acqua non si siano date per vinte – nonostante il referendum – e tentino con ogni mezzo di tornare in partita. Sospetto avvalorato dalla scoperta del progetto contenuto nel documento ‘Destinazione Italia‘ di cui ho parlato ieri e scoperto per primo da Civati. Oggi la notizia di Pistoia: ce n’è d’avanzo per invitare tutti i cittadini a tenere gli occhi aperti: da quando in qua nel nostro Paese la volontà popolare viene rispettata, se di mezzo c’è l’interesse di qualcuno?
Una Risposta to “Acqua bene comune (degli azionisti)”